Xilografia, (10 x 15 mm), acquarellatura d’epoca, tratta dall’edizione tedesca del 1613 dell’erbario: “Mit schönen/ künstlichen unnd leblichen Figuren und Conterfeyten/ allerhand vortrefflichster und fürnehmer so wol frembder/ als einheymischer Gewächs/ Kräuter/ Blumen/ Stauden/ Hecken und Bäumen. Das ander Theyl…beschrieben/ Durch Nicolaum Braun… verbessert/ Durch Casparum Bauhinum. Matthias Becker für Johann Dreutel und Johann Basszi, Frankfurt a.M., 1613” Bauhin Gaspard (1560-1624). Bauhin, Hieronymus (1637-1667). Braun, Nicolas (medico; sec. 17.). Konig, Johann Ludwig & Brandmuller, Johann. L’aconito napello (nome scientifico Aconitum napellus L., 1753) è una pianta erbacea della famiglia delle Ranunculaceae con la sommità del fiore somigliante vagamente ad un elmo antico. àˆ una delle piante più tossiche della flora italiana diffusa nelle zone montagnose delle Alpi. Sono piante erbacee, perenni la cui altezza può arrivare da 50 fino a 200 cm. La forma biologica è definita come geofita rizomatosa (G rhiz), ossia sono piante che portano le gemme in posizione sotterranea. Durante la stagione avversa non presentano organi aerei e le gemme si trovano in organi sotterranei come rizomi, un fusto sotterraneo dal quale, ogni anno, si dipartono radici e fusti aerei. La pianta nella parte alta è glandulosa. In fitoterapia viene utilizzata per le sue marcate proprietà antinevralgiche, sedative, analgesiche. In omeopatia viene indicata contro gli attacchi di panico, gli stati di shock, il mal di gola, il mal d’orecchio. L’ingestione accidentale di aconito provoca numerosi disturbi anche gravi: senso di angoscia, perdita di sensibilità , rallentamento della respirazione, indebolimento cardiaco, formicolìo al viso, sensazione che la pelle del viso si ritiri, ronzio alle orecchie, disturbi della vista, contrazione della gola che può provocare la morte per asfissia. Sono sufficienti quantità di aconitina anche inferiori a 6 mg per causare la morte di un uomo adulto. L’azione dell’aconitina si localizza immediatamente al midollo, aumentando in un primo momento la motilità ma determinando, in maniera improvvisa e spesso letale, la paralisi dei nervi motori, sensitivi e secretori. Per questo motivo questa pianta era spesso usata, specialmente dai Galli e dai Germani, per motivi militari. Infatti avvelenavano con essa le punte di frecce e lance prima del combattimento. Sono stati segnalati fenomeni irritativi locali (con principio di intossicazione) solo tenendo un mazzo di questa pianta nelle mani in quanto attraverso la pelle possono essere assorbiti i principi attivi velenosi della aconitina. àˆ comunque da rilevare che la velenosità delle foglie è inferiore a quella dei tubercoli
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dal XV al XXI Secolo
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