Memorie anedote spettanti alla vita ed agli studj del sommo Filosofo e Giureconsulto F. Paolo Servita. Raccolte ed ordinate da Francesco Griselini, Veneziano.

In-8 XXXII 296 (1) c. (di tav. in antip.). Antiporta calcografico con ritratto di Paolo Sarpi, sottoscritta: Aere incidit F. Griselini. Frontespizio stampato in rosso e nero con vignetta calcogr. Testatina con stemma calcogr. del dedicatario Paolo Querini Stampalia. Piena pergamena, tassello con titoli in oro. Buon esemplare collazionato e completo. Edizione con falso luogo di stampa (Parenti p. 132). Francesco Griselini (nato Greselin Venezia, 1717 – Milano, 1787). Dopo aver abbandonato la carriera ecclesiastica, acquisì una buona cultura da autodidatta in lettere, belle arti e fisica naturale. Il disegno di maschere, i ricami, le illustrazioni di libri, di mappe e di carte geografiche, furono le principali attività con cui, dopo il matrimonio, contratto il 28 novembre 1743, con l’istriana Libera Lucia Plammuller, sostentò la sua modesta esistenza. Nel 1756-1757 diventò l’incisore e disegnatore di fiducia dei librai Bassaglia. Nel 1760-1762, forte dell’appoggio del senatore Marco Foscarini, ottenne l’incarico molto prestigioso di restaurare le mappe nella sala dello Scudo, ricavando un compenso di milleottocento ducati. Griselini, attento lettore dei philosophes francesi, inglesi ed italiani, ma anche di libri scientifici, scrisse commedie e saggi, diresse giornali e curò dizionari. Nel 1752, abbandonati temporaneamente gli studi di storia naturale, si lanciò nell’agone teatrale e nel giro di poco tempo scrisse alcune commedie, genere che andava molto di moda, scrivendo «Il marito dissoluto», «I liberi muratori», del 1754, che fu un’apologia degli ideali massonici, «Socrate filosofo sapientissimo» del 1755, «La schiava del serraglio dell’Agà dè giannizzeri in Costantinopoli» e «Reginella o La virtuosa», le ultime due scritte nel 1756. I primi lavori scientifici, l’attività teatrale e il lavoro di restauro alle mappe dimostrano che Francesco Griselini era ben inserito nella vita culturale di Venezia e l’amicizia con il patrizio Marco Foscarini lo spinsero ad intervenire su un dibattito politico-religioso nel segno tradizionale del giurisdizionalismo veneziano, ispirato alla lezione di Paolo Sarpi. Nel 1760 fu impegnato a sostenere una polemica politico-religiosa, contro alcuni pubblicisti della curia romana, sulla presunta eterodossia del Paolo Sarpi, sostenuta con particolare acidità da Appiano Buonafede. Griselini, in difesa del servita, trasse una bellissima biografia, cioè le «Memorie anedote spettanti alla vita ed agli studi del sommo filosofo e giureconsulto F. Paolo servita, raccolte ed organizzate da F. Griselini», che fu una risposta polemica ai gesuiti, ma fondata su un’accurata ricerca documentaria. La polemica sulla biografia sarpiana proiettò Griselini pienamente nella vita culturale della Venezia dei «lumi». Dal 1763 Griselini si interessò all’agricoltura e ai problemi delle campagne che lo portarono a intraprendere la carriera giornalistica. Fu direttore di numerosi periodici illuministici. Nel 1774 lasciò Venezia, deluso dalla mancanza di volontà riformatrice da parte del ceto dirigente, per seguire il conte Giuseppe Brigido in un lungo viaggio nel Banato di Temeswar, oggi Timişoara, da Trieste sino ai confini dell’Impero ottomano. Nel 1776 ottenne da Kaunitz e dall’imperatrice Maria Teresa l’incarico di Segretario presso la nascente Società Patriottica di Milano, grazie all’appoggio del conte Brigido e d’influenti massoni viennesi, ma fu ben presto travolto da aspre polemiche e dovette dimettersi qualche anno dopo. Gli ultimi anni di vita furono molto tristi per Griselini, perché fu colpito da una malattia mentale e finì nell’ospedale Fatebenfratelli di Milano dove morì nel 1787. Cicogna 3759

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