In-8 (10) 546 (24). Piena pergamena coeva. Piccolo foro di tarlo alle ultime due carte. Buon esemplare. Volume piuttosto raro scritto in risposta al celebre pamphlet antiveneziano pubblicato anonimo, teso a sostenere la illegittimità del governo della Serenissima. Raffaele Della Torre studiò a Roma, a Bologna e infine a Parma, dove rimase fino al 1606, quando tornò a Genova e poco dopo ottenne il primo incarico pubblico, dando inizio a una lunga ed importante carriera. Nel 1624 fu sorteggiato governatore, trovandosi così a svolgere un ruolo importante durante il respinto attacco di Carlo Emanuele I di Savoia a Genova nel 1625. Nel 1628 alla scoperta della congiura di Giulio Cesare Vachero fu nominato consultore dei governatori che dovevano seguire il processo. Nel 1630 fu inviato a Casale per assicurare al governatore di Milano, don Ambrogio Spinola, che la presenza di un residente francese a Genova non era di per sé pregiudizievole ai rapporti con la Spagna; in realtà si stava verificando una svolta nella politica internazionale della Repubblica e il Della Torre si caratterizzò subito come un esponente di spicco del gruppo autonomista e filofrancese. Nel 1633 fu sorteggiato procuratore e nel 1634 partecipò alle trattative per la pace con i Savoia.Nel 1645 fu a Roma. Pubblicò nel 1651 il Dissidentis, desciscentis receptaeque Neapolis libri VI, commissionatogli dal Conte d’Ognate,[2] una ricostruzione della rivolta napoletana di Masaniello del 1647, e nel 1653 lo Squitinio della Republica di Venetia d’autore incognito squitinato. Nel 1654 le ripetute confische di imbarcazioni finalesi spinsero la Spagna a confiscare per rappresaglia i beni genovesi in Spagna, nel ducato di Milano e nel Regno di Napoli. Contribuì allora a indirizzare la diplomazia genovese nella difesa delle tesi della Cyrologia, attaccate da un libretto milanese anonimo (Gli affari del Finale con Genova…). L’anno successivo, dopo che era stato raggiunto un accordo diplomatico, diffuse il proprio punto di vista nell’opera Al curioso del vero. Anche negli ultimi anni della sua vita continuò ad essere consultato su tutte le questioni politiche di rilievo. La sua ultima opera a stampa, dedicata a Ferdinando II de’ Medici fu il Restaurandae antiquae iurisprudentiae conatus, pubblicata nel 1666. Non gli riuscì, invece, di pubblicare le Historie delli avvenimenti de suoi tempi, in cui avrebbe voluto ricostruire la storia europea sino alla pace di Westfalia del 1648 e di cui aveva completato il primo volume già nel 1663, e materia di cui sperò anche la collaborazione del cardinal Mazzarino, tramite l’aiuto del fraterno amico Giannettino Giustiniani, quinta colonna del potente cardinale a Genova.Della Torre avrebbe voluto che le sue carte fossero trasferite segretamente in Francia subito dopo la sua morte per consentirne la pubblicazione, ma i Collegi ne disposero il sequestro.Alla sua morte, avvenuta nel marzo 1666, Giustiniani così lo descriveva a Hughes de Lionne (Ministro degli Esteri di Luigi XIV): « É morto il Seneca Christiano, il lume della Liguria, il più chiaro splendore di questa Republica, il signore Raffaele Della Torre, nell’età sua di 87 anni e mesi, alli 21 di questo con intrepidezza e franchezza incomparabili, dicendo che anche nel morire s’imparava, che essendogli sempre stata rappresentata la morte per spaventosa et horribile, la provava dolce, e tranquilla ». Piantanida 1028. Cicogna 897
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dal XV al XXI Secolo
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