In-folio (30 cm) 1406 colonne (2) (26) Frontespizio con marca xilografica editoriale Ancora con delfino e la scritta: Aldus. In cornice. Capilettera figurati. Piena pergamena con titolo manoscritto al dorso. Qualche foro da tarlo nelle ultime pagine. Numerosissimi errori di numerazione delle pagine. (475-576 invece di 445-446, 452-453 invece di 451-452, saltato 829, ripetuti due volte 1027 e 1028, 2026-2027 invece di 2038-2039, da 1161 a 1176 invece di 2156 a 2171, invece che 2179 ricomincia da 1185, 1229-1230 invece di 1249-1250, 1265-1266 invece di 1251-1252, 1251-1252 invece di 1253-1254 quindi ricomincia da 1249, 1235-1236 invece di 1253-1254, 1273-1274 invece di 1269-1270 1251-1252 invece di 1271-1272, 1235-1236 invece di 1273-1274, 1342-1344 invece di 1355-1356, 1371-1372 invece di 1403-1404). Collazionato e completo. Asconio Pediano (146-43 a.C.) fu un filologo padovano vissuto nel primo secolo d. C.; secondo san Girolamo divenne cieco a settantadue anni, e sopravvisse altri dodici anni circondato dalla stima generale. L’anno 75, cui accenna san Girolamo, è secondo alcuni l’anno in cui divenne cieco, secondo altri la data della sua morte. Di lui ci resta un commento composto, a quanto sembra, tra il 54 e il 57, e che gli diede grande fama, a cinque orazioni ciceroniane: In Pisonem, Pro Scauro, Pro Milone, Pro Cornelio e In toga candida. Dal momento che queste ultime due orazioni sono andate perdute, il commento è prezioso anche ai fini della loro ricostruzione; esso ha un taglio più storiografico che linguistico; le sue annotazioni, volte a ricostruire la cornice storica in cui si inseriscono le orazioni, si basano su ottime fonti, utilizzate spesso di prima mano e sottoposte a vaglio critico da parte dell’autore, che in questo senso si comporta a volte davvero come un buon filologo moderno. Delle altre sue opere si sa pochissimo: aveva scritto un Contra obtrectatores Vergilii (“Contro i detrattori di Virgilio”) e una Vita Sallustii di cui ci resta solo il titolo. Manuzio, Paolo Tipografo. Nato a Venezia nel 1512 e morto a Roma nel 1574; figlio di Aldo il vecchio. Nel 1533 riaprì la stamperia. Nel 1558 fu chiamato a ricoprire la cattedra di eloquenza all’Accademia Veneziana ma anche ad impiantare una tipografia. Nel 1561 fu chiamato a Roma da Pio IV per dirigere la Stamperia del Popolo Romano. Eredi di Aldo il vecchio furono i suoi figli, Marco Manuzio, Antonio e Paolo, tutti minorenni alla morte del padre; l’azienda venne perciò gestita in un primo tempo da Andrea Torresano il vecchio, socio e suocero di Aldo, e dai suoi figli, Giovanni Francesco e Federico. Divenuto maggiorenne Paolo, terzogenito di Aldo, la società con i Torresano proseguì fino al 1540; in seguito i Manuzio e i Torresano continuarono a lavorare separatamente. Renouard 153.4.
Libreria Emiliana
Antiquaria
Libri e Stampe Veneziane
dal XV al XXI Secolo
dal XV al XXI Secolo